venerdì 22 luglio 2011

LUNA NUOVA - Racconti, poesie ed emozioni: un successo il corso di scrittura.

SAN GILLIO - Prosegue con sempre più successo e crescente entusiasmo, nell'ambito dell'Unitre, il laboratorio "Parole in gioco", tenuto da Luigi Tribaudino, presidente  dell'Associazione Culturale "Due Fiuni" e Silvana Copperi. Il corso è nato due anni fà con il titolo di "Scrittura Creativa", le caratteristiche e "soprattutto le potenzialità dell'espressione comunicativa nonché la necessità della manifestazione dei diversi stati d'animo di ciascuno, delle differenti opinioni sia relative a particolari fatti d'attualità, sia alla normale quotidianità - illustra la professoressa Maria Grazia La Monica, tra i banchi delle allieve - ci hanno indotto a cambiare il titolo del nostro laboratoorio in "Parole in gioco".
I loro incontri "di foglio e penna", non sono solo lezioni di lingua, grammatica e metrica poetica, ma hanno assunto la caratteristica di momento di confronto tra partecipanti e di introspezione personale di ciascuno, a seconda della situazione psicologica individuale.
Tribaudino non nasconde la soddisfazione per essere riuscito a "far vincere la paura del foglio bianco": il docente afferma che la scrittura, accessibile a tutti, sia uno dei mezzi più efficaci per "fermare" momenti particolarmente emozionanti, tanto di gioia quanto di tristezza e spesso il poterli esternare  ha il significato di metabolizzarli ed elaborarli psicologicamente. "Mi è  capitato spesso -  afferma a supporto della tesi del docente la signora Luciana Beltrame - di rileggere un mio scritto a distanza di tempo e rendermi conto di quanto siano mutate le mie sensazioni nei confronti di ciò che mi aveva spinta a scrivere".
Non solo novelle o racconti, sono i prodotti del laboratorio, ma anche le poesie, che Tribaudino definisce "musicalità delle parole, una sorta di perfezine matematica dell'espressione verbale" e secondo la Copperi proprio per il ritmo e la cadenza tipiche della poesia i messaggi acquisiscono una maggiore incisività. Maria Ghio ha scoperto all'Unitre la sua vena poetica e molte delle sue opere sono state pubblicate in rubriche di quotidiani, "La vita è un passaggio: nonostante tutto la vita è bella, con le sue gioie e i suoi dolori. Oggi piove, domani fa sole ...", un inno alla vita che la Ghio ha scritto in un momento di tristezza regalandosi un po' di conforto. Ma tra le poetesse dell'Unitre sangilliese c'è anche Angela Lanotte che con la sua "Vetrina della felicità" è riuscita, in chiave poetica, a dare un tocco di magia ai comunissimi quanto a volte indispensabili occhiali. "E' nato come un corso, gli abbiamo cambiato nome, ma di fatto è un momento di confronto, conforto e di divertimento e di amicizia che è lo scopo dell'Unitre", conclude Maria Grazia La Monica.
                                                                                                       Luciana Massa    

ANNO ACCADEMICO 2007/2008

giovedì 14 luglio 2011

LA POESIA DEL TEMPO - Tempo presente e tempo passato/ sono forse entrambi presenti/ nel tempo futuro e il tempo futuro/ è contenuto nel tempo passato. Se tutto il tempo/ è eternamente presente/ tutto il tempo è irredimibile. (Thomas S. Eliot - La Terra Desolata da: Quattro Quartetti)


Il tempo. La sua poesia la sua memoria. La poesia del tempo perduto. Parafrasando (con molta umiltà ) Marcel Proust.
Il tempo dunque è il filo conduttore, l’argomento principe che ha guidato i nostri pensieri la nostra “recherche” negli incontri di “PAROLE in GIOCO in questo anno accademico 2007/08.
E’ stato in seguito al suggerimento della docente di pittura Antonella Castrignano che abbiamo adottato con entusiasmo il tema della “Poesia del Tempo”. Tema esteso anche agli altri laboratori come ceramica, patchwork,  ecc. ne nasce quindi una collaborazione fra le varie discipline. Difatti, nei nostri primi incontri abbiamo lavorato intensamente su questo punto per fornire con i nostri scritti, idee, immagini, sui quali trarre ispirazione.
Già nell’anno accademico precedente, 2oo6/o7, avevamo preso spunto da Mario Rigoni Stern per parlare delle stagioni. E quindi abbiamo proseguito col tempo dell’autunno, dell’inverno, con la loro  poesia, i loro colori, e la memoria. La memoria di un tempo che non c’è più, che grazie alla felice intuizione di Antonella Castrignano  abbiamo sviscerato, reso visibile ed indelebile usando il mezzo della scrittura, strumento principe del nostro laboratorio, e attraverso i racconti, ricostruiti passo passo, di una vita dura e difficile, che ha accompagnato la prima giovinezza di Angela Lanotte, oggi filtrata da un tempo che ci appare così lontano e proprio per questo così pieno di poesia come un vecchio film di De Sica o Rossellini, di un’Italia dimenticata o sconosciuta, di cui Angela va giustamente fiera ed orgogliosa.  Maria Ghio così eternamente solare sempre pronta a regalare un sorriso, riesce a calare nel dolore e riportare alla luce momenti di magia come quando bambina volava sulla bicicletta, rimpannucciata  tra le braccia del suo papà  che come ali di un angelo la proteggevano e Ortensia Corallini creativa, arguta e sempre così attenta ad elargire pillole di saggezza ha voluto fare un salto di qualità inventando una fiaba che naturalmente con cuore di nonna dedica al suo nipotino. Silvia Scirè  limpida nella sua naturale spontaneità, inconsapevole regala immagini di fresca fanciullezza in piccoli racconti che compongono un diario prezioso per lei e le vicissitudini che la animano ed infine Maria Grazia La Monica, che sollecitata dal tema, la poesia del tempo, in un flash irripetibile coglie un velo di malinconica  bellezza, un po’ nascosta, e forse mai colta, oppure se colta mai focalizzata, di un angolo della sua casa.
La scrittura, la poesia, l’arte in tutta la sua complessità,   stanno in quella capacità    di    vedere e cogliere nell’ attimo fuggente,  la scintilla illuminante e misteriosa, delle piccole cose, che le fa apparire uniche e rare. “Illuminazioni”  per dirla alla Rimbaud. Naturalmente poi occorrono gli strumenti per concretizzare queste  “illuminazioni”, ed è  questo che si propone l’UNI TRE con i suoi corsi ed i suoi laboratori. Oltre al principio di aggregazione, costruire insieme l’opportunità di esprimere le proprie idee, le proprie aspirazioni e desideri, accantonati in un cassetto da una vita che con le sue dure esigenze difficilmente consente di realizzare, di portare alla luce. Ed è  con questo spirito che ringrazio le mie adorate signore per l’affetto e la simpatia che mi dimostrano cosa che contraccambio di tutto cuore.
l’UNI TRE di San Gillio, realmente  è un crogiolo di persone speciali e sono felice di farne parte.



SILVANA  COPPERI

LINGUAGGI DELL'ESPERIENZA E LA CULTURA DELLA MEMORIA


La storia è un profeta con lo sguardo rivolto all’indietro: da ciò che fu annuncia ciò che sarà”. Questo afferma lo scrittore Eduardo Galeano, mentre Antonio  Gramsci precisa: “Il presente contiene tutto il passato”. Tenendo ferme queste due affermazioni sarà però necessari aver presente che la storia non è soltanto quella scritta volumi codificati e poi magari revisionati. Quella cioè delle classi che man mano hanno assunto il potere economico, spirituale e statuale. E’ storia anche il racconto tramandato oralmente o cantato, che come un fiume carsico percorre sotterraneo popoli e comunità per poi riaffiorare improvviso dopo qualche evento più o meno esplosivo. E’ storia anche quella non scritta, o poco scritta, dei gruppi sociali subalterni. Anche se questa storia è ovviamente, come osserva Gramsci nei suoi “Quaderni dal carcere”, necessariamente disgregata ed episodica per cui ogni traccia di iniziativa autonoma è di inestimabile valore, pur nella consapevolezza che ogni frammento di essa è comunque inquinato dalla penetrazioni delle classi dominanti. Intromissione che è avvenuta anche con la forza degli ordinamenti di chi detiene il potere, ma soprattutto con l’ingerenza culturale subdola, sottile, soft. Quindi quando ascoltiamo il racconto o il canto che si tramanda dobbiamo cercare, per quanto possibile, di depurarlo da queste stalattiti che dall’alto scendono nel tessuto popolare e tendono a cambiarne i contenuti culturali intrinseci. Non è un’operazione facile, ma credo che il tentativo di depurazione valga la pena di essere sperimentato.
E’ in questo ambito che bisogna tener presente il fatto che quando che quando l’anziano racconta la sua storia c’è sempre il pericolo che si riferisca ad avvenimenti passati visti con gli occhi del presente. Questo ovviamente avviene inconsapevolmente in quanto ogni individuo non è statico, ma come tutte le cose di questo mondo è in divenire e di conseguenza ogni giorno che passa acquisisce un bagaglio culturale che si stratifica e lo muta. Riuscire a scalfire queste incrostazioni è estremamente importante perché solo così si riesce realmente a capire il passato dei ceti dominati, quello che la storia ufficiale ignora, nasconde o mimetizza. A proposito di questa mimetizzazione ricordo i racconti dello zio Giovanni che mi presentava una trincea del Carso ben diversa da quella che leggevo sui libri di scuola. In questi ultimi soltanto episodi di eroismo contro i cattivi nemici, nei suoi racconti invece i commilitoni decimati non dal nemico che avevano di fronte, ma da quello che li comandava nelle retrovie. Un’altra cosa da tenere presente quando si ascolta il racconto o il canto è quella di storicizzare il periodo a cui si riferisce la narrazione. Sintomatico a questo proposito quanto mi diceva la nonna, sulla scorta di ciò che le raccontava la sua, sull’arrivo degli “alemanni” nell’astigiano come se ciò fosse avvenuto non molti anni addietro, mentre in realtà si trattava del passaggio dell’esercito di Federico Barbarossa nel 1155, dopo la distruzione del libero comune di Asti, che si recava ad assediare la città appena nata di Alessandria.
E’ solo infatti dal secolo scorso che con la scolarizzazione di massa, i ricordi diventano scritti e iniziano veramente a storicizzarsi anche se ora più di prima sono soggetti alle infiltrazioni culturali delle classi dominanti a causa del bombardamento massmediatico del periodo. Infatti se da un lato il brusco salto di qualità avvenuto con la Guerra di Liberazione pota in primo piano immense masse diseredate che si scolarizzano e diventano protagoniste tentando di trasformarsi da classe dominate-subalterne a classi dominate-dirigenti, dall’altro una reazione contraria delle classi dominanti le sconfigge culturalmente, e non solo, portandole ad inserirsi passivamente in un nuovo tipo di società dove al maggior benessere corrisponde un consumismo sfrenato. In questo ambito viene consumata anche la trasmissione, da una generazione all’altra, delle culture, delle esperienze e delle memorie, scomparse del tutto o quasi. E’ insomma il tentativo, purtroppo finora riuscito, di togliere ai ceti subalterni anche la loro identità e le loro radici.
Da questo deriva la necessità di raccogliere quanto ancora è rintracciabile, classificarlo, salvarlo dall’oblio e possibilmente trasmetterlo.
E’ proprio in questo ambito che, il laboratorio “Parole in Gioco” quest’anno si è dato come nume tutelare Fra Dolcino. Proprio a settecento anni da quel rogo che, con la sua carne, avrebbe dovuto bruciarne anche le idee.
Dolcino è la dimostrazione che i ceti dominanti combattono le diversità con la ferocia, la falsità e l’oblio. E’ la prova provata di quanto ho esposto a proposito del fiume carsico della storia orale. La sua vicenda infatti mi fu donata proprio dall’oralità di un affabulatore nel lontano 1938 e ora, con le mie modalità espressive, l’ho condivisa con gli altri nel poemetto “La Fenice Libertaria” che ha accompagnato i nostri incontri.


                         LUIGI  TRIBAUDINO

20 NOVEMBRE 2007


Cari amici,  finalmente abbiamo iniziato il mio amato “PAROLE  IN GIOCO” .  Anche se questo  è già il terzo incontro, voglio  salutarvi con tanto affetto e auguro a voi e anche a me che questo nuovo anno sia come è sempre stato, pieno di poesie, pensieri ed idee che tengano in funzione il nostro cervello, la nostra fantasia ed il nostro amore per i bei racconti. Buon proseguimento a noi tutti, con la speranza che il tempo rallenti il suo  passo, per farci gustare più a fondo ciò che sentiamo.
Buon lavoro a noi tutti. Con affetto



ORTENSIA CORALLINI


LA POESIA DEL TEMPO PERDUTO - ........Eco/ di passi nella memoria giù per il corridoio/ che non prendemmo verso la porta/ che non aprimmo mai/ nel giardino delle rose. Eco/ delle mie parole, così, nella vostra mente ... (Thomas S. Eliot: La Terra Desolata - da quattro quartetti)


IL  TEMPO 

Quando capirai che il tempo ti è padrone?
E’ lui che comanda le giornate: frenetiche,
con ritmo affannoso, di corsa corrucciata!

Le angosce, le illusioni, i tormenti,
le emozioni! Tanto da non accorgerti che è
giorno,  già è sera ed è già domani.

Tu non devi inchinarti al tempo padrone.

Vivi la tua giornata con calma, pazienza,
curiosità, passione ….

E vedrai che ti sembrerà di volare
su su  nel cielo infinito come l’aquilone
serena senza affanni, sperando sempre,
senza malanni.

La vita è bella, nonostante tutto.
Non c’è ragione che tenga, anche se:
“Sal’è an po’ storta e an po’ drita”
 vale la pena viverla.

 Maria Di Rosa Ghio


L'AUTUNNO - .... Ma rossodorato ora sorride/ E felice riposa nel profondo azzurro/ Stanco alla morte si è donato/ E l'autunno, il tenero autunno/ D'un nuovo splendore l'ha adornato. (Hermann Hesse: Albero in autunno)


L’AUTUNNO E’ ARRIVATO COL SUO GRIGIO
VELO DI NEBBIOLINA

L’ALBA E’ ROSATA
SCENDE LA PIOGGIA SETTEMBRINA

SI INCAPPUCCIA TRISTE LA MONTAGNA
SI SPOGLIA LA CAMPAGNA

DAGLI ALBERI CADONO MALINCONICAMENTE
LE FOGLIE, MUTANDOSI DI COLORE
TINGENDOSI DI ROSSORE.

SI RACCOGLIE LA CASTAGNA,
L’UVA, MESSA NEL TINO PER FARNE UN
BUON VINO, ASPETTANDO L’INVERNO
CHE SI SENTE GIA’ VICINO.

ACCENDEREMO IL CAMINO PER SCALDARCI
AL SUO DOLCE CALORE …….. E PERCHE’ NO’!
ANCHE UN PO’ IL CUORE. 

Maria Di Rosa Ghio

Aprii la finestra

Mi affacciai

Vidi con stupore che l’estate era finita.

Un vento autunnale mi accarezzava il viso.
Ah! Come passano in fretta le stagioni!
Vidi poi, di fronte a me gli alberi spogli
E le foglie che volavano di tanti colori e sfumature,
 rosso, verde, giallo, marrone.
Sembrava che danzassero un valzer.
Poi il mio sguardo si poso’ su un tetto.
Dal camino usciva un fumo grigiolino.
Sentii sotto di me una voce che gridava
“caldarroste!!!!! Venite bambini…. Venite ad assaggiare questa bonta’!”
Il carretto era di legno con un tegame grigio
Sopra il fuoco e le caldarroste marroni.

Ma guarda la natura con la sua bellezza
E le tante cose buone e belle che ci sono!


 Silvia Scirè

Una sera di due anni fa mi sono addormentata che era ancora estate tardiva, la mattina dopo, aprendo la finestra per guardare il tempo com’era, ho visto che il melograno,  situato all’inizio del mio giardino, aveva delle foglie gialle; di lato, il grande Coleus colorato aveva delle foglie secche e un po’ chinate, nell’atto di chiedere perdono, perché stanche volevano andare a dormire. Altri fiori erano bruttini, pronti a lasciare questo mondo per sempre.

Ho sempre pensato che l’autunno arriva di colpo. All’inizio, per tutti noi, non è bello. Ma poi lo spettacolo degli alberi gialli, rossi, marroni, verde scuro, è forse più bello ancora di quello della primavera inoltrata, che è piena   di fiori.

L’autunno dovrebbe essere la stagione dei pensieri ottimisti, ma anche delle buone azioni e della gioia perché inizia “L’UNI TRE” alla quale tutte noi partecipiamo con tanto amore.

Quindi buon autunno a tutti e …………… buon apprendimento!

 Ortensia Corallini

L'INVERNO - Che bella oggi la luce/ Che si spegne nella neve,/ Che tenue ardore quella rosea lontananza! Ma estate, estate non è ..... (Hermann Hesse: Giornata invernale)


L’inverno è arrivato.
Non porta novità
Solo freddo e gelo.

S’imbiancano le strade
I tetti le contrade.
Ogni cosa si veste di candore.

La natura è spogliata.
Sotto  il cielo dicembrino
Sarà fumante il camino.

Il bimbo sogna il Natale
I giochi, i dolcetti, il panettone!
E poi, in famiglia, che tavolata!
Messi da parte i rancori
Tutti in armonia, di buon umore.

Poi l’anno vecchio se ne andrà
Da questa terra tormentata ,
Da guerre, disastri, povertà,
Sperando che l’anno nuovo porti
Pace, amore, di qualsiasi colore.
          
      Maria Di Rosa Ghio


Sta per arrivare il Natale

spero che ci porti tanta gioia

non tanto per i soldi, che come dice il

detto  i soldi non fanno la felicità.

Ma se i soldi non li hai anche la felicità se ne và!

Tanta salute spero per i miei bellissimi nipotini
E per tutta la famiglia.

E spero anche che Gesù Bambino e i Re Magi
ci portino una bella sorpresa, un buon Natale
e un anno di tranquillità
a ricompensa di ciò che abbiamo passato.
                                                     

                                                                  
ANGELA LANOTTE



BUON NATALE e BUON ANNO ….



A me e a voi che non abbiamo vissuto da bimbi con il telefonino appiccicato
all’orecchio.

A noi che per le feste natalizie, uniti ad una bambola di pezza per le bambine, oppure un carrettino di legno, che non avrebbe battuto il record della velocità per i maschietti, ricevevamo mandarini, noci e tutti i tipi di noccioline (naturalmente quelle più a buon mercato).

A noi ragazze che non avevamo i pantaloni, né le scarpe con il pelo dentro,
ma un cappotto che pesava tantissimo, alleato del freddo che  lasciava passare alla grande, facendoci diventare statuine di ghiaccio.

A noi che vivevamo in case dove si riscaldava solo la cucina con il “potagè” a legna, che si usava anche per cucinare, dove alla sera si raggiungevano anche i quaranta gradi di calore mentre le altre camere si fermavano a cinque o sei.

A noi che mangiavamo il pollo o la carne solo la domenica e forse neanche tutte.

A noi che non andavamo mai in ferie (la prima volta che ci andai con la mamma e mio fratello era: udite udite Balangero!) e ci godevamo le nostre semplici case (non tutti avevamo in casa l’acqua, il gas e le altre comodità) i nostri cortili coi bellissimi giochi senza giocattoli nati dalla nostra fantasia e le nostre grida gioiose di bimbi felici che non avevamo nulla ma, avevamo la libertà di vivere all’aperto, senza patire di allergie e non sentivamo le sgridate degli anziani  disturbati nel loro riposo.

A noi che avevamo un solo abito bello per la domenica, che toglievamo alla sera e la mamma l’indomani lo ripuliva e lo riponeva pronto per la domenica successiva.

A noi che non sapevamo cos’era una caramella, un dolce, una “galuperia”, un gelato (però i miei genitori mi compravano il Corriere dei Piccoli tutte le settimane).

A noi e a voi che oggi come finanze stiamo meglio, mangiamo anche troppo, e abbiamo molte comodità ma non più la  giovinezza e abbiamo la saggezza di non avere nostalgia del passato, BUON NATALE e  BUON ANNO e perché no …. BUONA BEFANA!         

                                                                                                               Ortensia Corallini